Mediterraneo.exe
Il progetto nasce da un’indagine condotta lungo la costa adriatica del Mediterraneo, tra Bari e Brindisi, dove il mare è al tempo stesso luogo di affezione e di trascuratezza.
Durante esplorazioni costiere vengono raccolti e fotografati elementi naturali e resti plastici — frammenti di un ecosistema in disequilibrio. Ogni oggetto, geolocalizzato, viene trattato come reperto archeologico del presente, parte di una mappatura fragile e concreta del Mediterraneo di oggi. Ad ogni reperto è associata un QR Code, in cui la fotografia viene trasformata in un linguaggio di programmazione. Questo passaggio apre un parallelo tra il paesaggio fisico e quello digitale: se il mare è inquinato da materiali non biodegradabili, il cyberspazio è sommerso da un eccesso di dati, informazioni non filtrate, contenuti malevoli.
In entrambi i casi, l’ambiente è compromesso, la navigazione è difficile, la sicurezza è minacciata.
La plastica, nel reale, e la disinformazione digitale, nel virtuale, diventano così simboli speculari di un mondo che fatica a gestire ciò che produce.
Il concetto di cybersecurity non è solo tecnico: si intreccia al bisogno di ecologie sostenibili, dove i sistemi — naturali o digitali — siano leggibili, protetti, abitabili.
A queste immagini si alternano il mare, a suggerire la dimensione mitica e connettiva del mare: memoria fluida, corpo narrativo che unisce, trasporta, conserva.
Il progetto riflette sul Mediterraneo come spazio complesso, dove materia e informazione si intrecciano, e dove ogni reperto — fisico o digitale — ci interroga sul presente e sulle sue vulnerabilità.
in collaborazione con Astrixion

